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Immagine del redattoreDANILA ALIPRANDI

Prãna e Prãnãyãma

E’ difficile spiegare il Prãna, come lo è spiegare Dio. Prãna è l’energia che permea l’universo a tutti i livelli. E’ energia fisica, mentale, intellettuale, sessuale, spirituale e cosmica. Tutte le energie vibranti sono prãna. Anche tutte le energie fisiche come luce, calore, gravità, magnetismo ed elettricità sono prãna. E’ l’energia nascosta o potenziale esistente in tutti gli esseri, che si libera in pieno nei momenti pericolo. E’ il primo motore in tutte le attività. E’ l’energia che crea, protegge e distrugge. Vigore, potenza, vitalità, vita e spirito sono tutte forme di prãna.


Secondo le Upanisad, il prãna è il principio della vita e della coscienza. E’ equiparato all’Io reale (Ãtmã). Il prãna è il soffio di vita in tutti gli esseri dell’universo, che nascono e vivono grazie ad esso, e quando muoiono, il soffio individuale si dissolve nel soffio cosmico. Il prãna è il mozzo della Ruota della Vita, e in esso si stabilisce ogni cosa. Permea il sole datore di vita, le nubi, i venti (vãyu), la terra (prthvi), e tutte le forme di materia. E’ l’essere (sat) e il non essere (asat). E’ kla sorgente di ogni conoscenza. E’ la personalità cosmica (purusa) della filosofia sãmkhya. Perciò lo yogi trova rifugio nel prãna.



Prãna viene solitamente tradotto come respiro, tuttavia questo è soltanto una delle tante manifestazioni nel corpo umano. Se il respiro si arresta, si arresta anche la vita. Gli antichi saggi indiani sapevano che tutte le funzioni del corpo erano compiute da cinque tipi di energia vitale (prãna-vãyu). Questi sono conosciuti come prãna ( qui il termine generico è usato per designare un tipo particolare), apãna, sãmana, udãna e vyãna. Sono aspetti specifici di un’unica forza cosmica (vento vitale), il principio primordiale dell’esistenza presente in tutti gli esseri. Dio è uno, ma i saggi Lo designano con vari nomi: e lo stesso avviene per il prãna.


Il prãna penetra nella regione toracica e controlla la respirazione. L’apãna si muove nel basso addome e controlla la respirazione. L’apãna si muove nel basso addome e controlla l’eliminazione dell’urina, del seme e delle feci. Il sãmana alimenta i fuochi gastrici, facilitando la digestione e mantendo il funzionamento armonioso degli organi addominali. Integra il complesso del corpo grossolano umano. L’udãna, che opera attraverso la golo (la faringe e la laringe) controlla le corde vocali e l’assimilazione dell’aria e del cibo. Il vyãna pervade l’intero corpo, distribuendo l’energia derivata dal cibo e dalla respirazione attraverso le arterie, le vene e i nervi.


Ne prãnãyãma, il prãnã-vãyu è attivato all’inspirazione, e l’apãna dall’espirazione. L’udãna innalza l’energia della parte inferiore della spina dorsale al cervello. Il vyãna è essenziale per la funzione di prãna ed apãna, in quanto è il mezzo che trasferisce l’energia dall’uno all’altro.



Vi sono inoltre cinque divisioni sussidiarie, conosciute come upaprãna o upavãyu, e cioè nãga, kūrma, krkara, devadatta e dhanamjaya. Nãga allieva la pressione sull’addome mediante i rutti. Kūrma controlla i movimenti delle palpebre per impedire che corpi estranei penetrino nell’occhio: controlla inoltre la grandezza dell’iride, regolando così l’intensità della luce per la vista. Krkara impedisce alle sostanze di salire attraverso i passaggi nasali e di scendere nella gola, e fa sternutire e tossire. Devadatta causa gli sbadigli e induce il sonno. Dhanamjaya produce la flemma, nutre e rimane nel corpo anche dopo la morte, e talvolta fa gonfiare i cadaveri.


Secondo l’ Ãyurveda, vãta, che è uno dei tre umori (dosa) è un altro nome del prãna. La Charaka Samhiã spiega le funzioni nello stesso modo in cui i testi yoga spiegano il prãna. L’unica espressione percettibile nel funzionamento del prãna si sente nei movimenti dei polmoni attivati dall’energia interna, che causa la respirazione.


Chitta e Prãna


Chitta e prãna sono costantemente associati. Dove è citta, si concentra prãna, e dove vi è prãna si concentra chitta. La chitta è come un veicolo spinto da due forze potenti, prãna e vãsanã (i desideri). Si muove nella direzione della forza più potente. Come una palla rimbalza quando batte contro il suolo, il sãdhaka viene lanciato secondo il movimento di prãna e chitta. Se prevale il respiro (prãna), allora i desideri sono controllati, i sensi sono tenuti a freno e la mente si acquieta. Se prevale la forza del desiderio, il respiro diviene irregolare e la mente si agita.


Nel terzo capitolo di Hatha Yoga Pradīpikã, Swãtmãrãna afferma che, finchè il respiro e il prãna sono acquietati, la chitta è salda e non puó esservi eiezione del seme (śukra). Con il tempo, l’accresciuto vigore del sãdhaka viene subliminato per fini più alti e nobili. Egli raggiunge allora lo stato di ùrdhva-retas (ùrdhva= verso l’alto; retas=seme), lo stato di chi ha subliminato la sua energia sessuale e la sua chitta per fondersi nella coscienza pura.



Prãnãyãma


“Prãna” significa respiro, respirazione, vita, vitalità, energia o forza. Usato al plurale, denota certi aliti vitali o correnti di energia (prãna-vãyu). “Ãyãma” significa estensione, espansione, lunghezza, ampiezza, regolazione, prolungamento del respiro e la sua restrizione. La Śiva Samhitã lo chiama vãyu sãdhana (vãyu=respiro; sãdhana=pratica, ricerca). Patanjali, nei suoi Yoga Sūtra (Cap. 2, Sütra, 49-51), descrive il prãnãyãma come l’afflusso e l’eflusso controllati del respiro in una posizione stabilita saldamente.


Il prãnãyãma è un arte e ha tecniche per far sì che gli organi respiratori si muovano e si espandano intensionalmente, ritmicamente e intensivamente. Consiste di un lungo, protratto flusso sottile di inalazione (püraka), esalazione (rechaka) e ritenzione del respiro (kumbhaka). Püraka stimola l’organismo; rechaka espelle l’aria viziata e le tossine; kumbhaka distribuisce l’energia in tutto il corpo. I movimenti includono l’espansione orizzontale (dairghya), l’acensione verticale (ãroha) e l’estensione circonferenziale (viśãlata) dei polmoni e della gabbia toracica. Questa respirazione disciplinata aiuta la mente a concentrarsi e permette al sãdhaka di ottenere buona salute e longevità.


Il prãnãyãma non è semplicemente l’abituale respirazione automatica che tiene uniti il corpo e l’anima. Grazie all’abbondante assorbimento d’ossigeno che si realizza con le sue tecniche disciplinate, nell’organismo del sãdhaka avvengono sottili cambiamenti. La pratica delle ãsana rimuove gli ostacoli che impediscono il flusso di prãna, e la pratica del prãnãyãma regola tale flusso attraverso il corpo. Inoltre, regola tutti i pensieri del sãdhaka, i suoi desideri e le sue azioni, e conferisce l’equilibrio e l’enorme forza di volontà necessari per divenire padroni di se stessi.


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